Vitamina D – La “vitamina della Salute”

    Premessa doverosa: sono state formulate varie ipotesi sulle proprietà immunomodulanti e antinfiammatorie della vitamina D, auspicando un possibile beneficio anche per i pazienti con COVID-19.

    Il vantaggio della supplementazione con la vitamina della Salute nella prevenzione e nel trattamento della infezione da SARS-CoV-2, però, non è attualmente supportato da studi sperimentali adeguati.

    Detto ciò, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ritiene che sei vitamine (D, A, C, folato, B6, B12) e quattro minerali (zinco, ferro, rame e selenio) siano essenziali per il normale funzionamento del sistema immunitario.

    Per questo motivo, è di importanza fondamentale assumere il giusto quantitativo di vitamina D.

    Quanti tipi di vitamina D esistono?

    Per vitamina D si intende un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5.

    Le due più importanti forme in cui la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo).

    Vitamina D - La "vitamina della Salute"

    Dove si trova la vitamina D?

    Riguardo l’assunzione di vitamina D attraverso gli alimenti, bisogna sapere che pochi di essi contengono quantità apprezzabili di “vitamina della Salute”, fondamentale per mantenersi in forma.

    Un alimento particolarmente ricco è l’olio di fegato di merluzzo.

    Anche i pesci grassi (come il salmone e le aringhe), le uova, il fegato e le verdure verdi sono ricchi di vitamina D3.

    La maggior parte degli alimenti, però, costituisce una fonte trascurabile poiché forniscono, al massimo, il 10% del fabbisogno giornaliero, tranne che in alcune popolazioni del Nord Europa nelle quali i pesci grassi, l’olio e le uova di pesce rappresentano la fonte di sostentamento principale.

    Come assumere la vitamina D

    Vitamina D - La "vitamina della Salute"

    Riguardo la sintesi di vitamina D attraverso la cute, l’esposizione al sole fornisce circa il 90% del fabbisogno giornaliero.

    L’esposizione alla luce solare per 5-15 minuti (tra le ore 10:00 e le ore 15:00) durante la primavera, l’estate e l’autunno, garantisce alle persone di pelle bianca adeguati livelli di tale vitamina della Salute.

    È stato calcolato, infatti, che l’esposizione al sole per 20 minuti, in estate, produce da 15.000 a 20.000 Ul di vitamina D3.

    Le persone di pelle scura necessitano di una esposizione da 5 a 10 volte più lunga [1].

    In realtà molti fattori possono influenzare l’efficacia delle radiazioni solari oltre la pigmentazione cutanea: la latitudine, il momento della giornata e la stagione dell’anno in cui ci si espone al sole, l’inquinamento atmosferico, la percentuale di cute esposta, il tipo di vestito e l’utilizzo di filtri solari.

    Particolarmente importante è la latitudine: a latitudine superiore a 37 gradi di latitudine nord o al di sotto di 37 gradi a sud dell’equatore, tranne che durante i mesi estivi, l’esposizione al sole produce poca o nessuna vitamina D [2].

    Vitamina D - La "vitamina della Salute"

    In Italia, prendendo come riferimento geografico la città di Pisa (43°N), è stato calcolato che la sola esposizione solare non consente una sintesi sufficiente di vitamina D già a partire dai mesi autunnali e per tutto l’inverno fino alla primavera inoltrata [3].

    Per la propria salute si raccomanda quindi di esporre per 5-30 minuti le braccia e le gambe almeno due volte alla settimana nell’orario compreso fra le ore 10:00 e le ore 15:00, in primavera, estate e autunno [4].

    Note e fonti

    Note e fonti:
    [1] “Hypovitaminosis D Among Healthy Children in the United States. A Review of the Current Evidence”, di Alisha J. Rovner e Kimberly O. O’Brien, Arch Pediatr Adolesc Med. 2008;162(6):513-519
    [2] Arabi, A. et al. Nat. Rev. Endocrinol 2010;6, 550-561
    [3] “Il rachitismo carenziale”, di Giuseppe SaggeseFrancesco Vierucci, UO Pediatria II, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Ospedale Santa Chiara, Pisa
    [4] “Vitamin D Deficiency“, di Michael F. Holick, M.D. N Engl J Med 2007; 357:266-281